Parlare di neurodivergenza significa spostare lo sguardo dalla “patologia” alla “diversità”. Il termine è stato coniato negli anni ‘90 dalla sociologa australiana Judy Singer e si è diffuso grazie al movimento per la neurodiversità, che promuove l’idea che cervelli diversi producano modi diversi di percepire, pensare, sentire ed elaborare la realtà. La neurodivergenza include condizioni come l’autismo, l’ADHD, i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), la sindrome di Tourette e altre condizioni del neurosviluppo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2022) e l’American Psychiatric Association (APA, 2013) riconoscono che queste condizioni non sono malattie da “curare”, ma funzionamenti cerebrali diversi che richiedono un adattamento ambientale e supporti mirati. L’obiettivo non è rendere la persona “normale”, ma aiutarla a vivere meglio in un mondo costruito per cervelli neurotipici.
Essere neurodivergenti può significare avere una maggiore sensibilità sensoriale, pensare in modo visivo, avere interessi ristretti ma profondi, o funzionare al meglio in contesti non lineari. Tuttavia, in ambienti non inclusivi, queste caratteristiche possono diventare fonte di stress, isolamento o esclusione. Il problema non è la neurodivergenza in sé, ma la mancanza di comprensione e adattamento da parte dell’ambiente.
Per questo è importante promuovere la consapevolezza, la diagnosi precoce e il diritto a supporti adeguati in ogni fase della vita. Le linee guida internazionali (DSM-5, ICD-11) e i documenti di policy educativa e sanitaria in diversi Paesi (come i piani d’inclusione scolastica o lavorativa) sottolineano l’importanza di un approccio centrato sulla persona, basato sui suoi punti di forza, e non solo sulle sue difficoltà.
Comprendere la neurodivergenza significa riconoscere che esistono tanti modi di essere intelligenti, sensibili, creativi e partecipi nella società.
Fonti:
- Singer, J. (1999). Why can’t you be normal for once in your life? From a “problem with no name” to the emergence of a new category of difference.
- OMS (2022). International Classification of Diseases (ICD-11).
- APA (2013). DSM-5.