Il mio bambino. Le sue emozioni.

Sempre più bambini arrivano da me carichi di emozioni che non riescono a gestire.

Nella continua corsa contro il tempo per raggiungere i nostri obiettivi, tra la scuola e una partita di calcetto, spesso non si ha il tempo di riflettere su cosa pensano e soprattutto su cosa provano i nostri figli.

Conoscere in quali momenti dello sviluppo emergono le emozioni dei propri figli è di fondamentale importanza, non solo per verificare il loro percorso di crescita, ma anche per consentire agli adulti che interagiscono con loro di farlo nel rispetto delle possibilità dei bambini.

Non c’è genitore che non sappia a che età il suo bambino probabilmente comincerà a muovere i primi passi o a pronunciare le prime parole.

Le tappe fondamentali del suo sviluppo emotivo sono invece spesso sconosciute.

Eppure sono proprio le influenze dei genitori, insieme ai fattori sociali e culturali a definire lo sviluppo emotivo dei propri bambini.

Una delle più accreditate e recenti teorie dello sviluppo emotivo, la Teoria della Differenziazione (Sroufe, 2000), ritiene che le emozioni si originino differenziandosi da uno stato iniziale di eccitazione indifferenziata.

Tale percorso è reso possibile dal parallelo sviluppo cognitivo con il quale mantiene un costante rapporto di reciproca influenza ed è condizionato da fattori sociali e culturali.

Per tali ragioni, approfondire la conoscenza dei genitori rispetto a questo tema, significa anche renderli capaci di esercitare una buona influenza sullo sviluppo emotivo dei propri figli.

Ecco quindi qualche piccolo consiglio:

1. Fate attenzione alle emozioni

Dedicate allo sviluppo emotivo dei vostri figli la stessa attenzione che rivolgete ad aspetti più facilmente osservabili della sua crescita. Espressione, comprensione e regolazione emotiva sono le tre componenti fondamentali dell’intelligenza emotiva, che riveste un ruolo fondamentale nella promozione di un sano sviluppo psicologico.

2. Date un nome alle emozioni

Aiutare i bambini a dare un nome ai propri vissuti emotivi migliora la loro intelligenza emotiva e li indirizza verso una corretta gestione delle loro emozioni.

Confondere per esempio la tristezza con la fame, non solo è indice di difficoltà nell’espressione emotiva ma può indurre il bambino a cercare consolazione nel cibo, piuttosto che nel rapporto con se stesso e con gli altri.

3. Non colpevolizzate le emozioni

E’ importante trasmettere ai propri figli una piena accettazione di tutti i vissuti emotivi di cui fa esperienza.

Se vostro figlio si arrabbia, cercate di non dirgli che non dovrebbe essere arrabbiato ma aiutatelo ad esprimere la rabbia nel modo più corretto, rimproverandogli semmai la scelta di condotte inappropriate.

4. Rassicurate le loro paure, non generatele

Sapere che mamma e papà sono in grado di accogliere senza giudicare le loro paure è già di per sè una buona ragione per non averne. Ciò che spesso accade è che però i figli siano indotti ad attribuire un giudizio di pericolosità ad uno stimolo o ad una situazione da indizi forniti dai genitori. Ad esempio, se quando mettete a letto vostro figlio lo riempite di pupazzi e gliela fornite un ciuccio luminoso affinchè, non sia mai, lo smarrisca nella notte, è probabile che questo momento della giornata venga temuto più che desiderato e che lui non percepisca una base sicura.

5. Lasciate vivere le emozioni spiacevoli

Vedere soffrire un figlio, è sempre un’esperienza sgradevole per i genitori ma solo concedendogli questa possibilità gli restituiremo un’immagine di loro stessi come individui capaci di sopravvivere anche alla tristezza.

6. Non sfogate le vostre emozioni sui bambini.

Se siete arrabbiati o tristi per cose personali o di coppia, non usate i vostri figli come contenitori delle vostre ansie o preoccupazioni. Spiegate loro che anche voi potete provare delle emozioni e che tramite un pensiero positivo, è possibile imparare a gestirle e a superare ogni difficoltà.

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Dottoressa Federica Rizza

Dott.ssa Federica Rizza, Psicologa-Psicoterapeuta-Specialista in Neuropsicologia. Laureata e Specializzata presso l’Università di Roma La Sapienza, iscritta all’Ordine degli Psicologi del Lazio con n.17264. Ha lavorato per anni presso l’I.R.C.C.S. San Raffaele Roma e l’I.R.C.C.S. Fondazione Santa Lucia per attività clinica con adulti neurologici e in età evolutiva e per attività di ricerca con diverse pubblicazioni scientifiche.

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