Nell’ultimo periodo, diversi genitori sono arrivati a studio, per chiedermi delle indicazioni su come gestire il tempo che i loro figli passano davanti ad un videogioco: Fortnite.
Mi sono incuriosita e ho cercato di capire quali sono le caratteristiche accattivanti del gioco e quali i meccanismi psicologici alla base. Vediamoli insieme.
COS’É FORTNITE
Fortnite è un videogame che negli ultimi tempi, sta avendo molto successo tra bambini e adulti. Il gioco ha inizio con l’arrivo dell’avatar prescelto, su un’isola deserta in seguito al quale ha inizio la “battaglia reale” in cui 100 giocatori si affrontano cercando di eliminare (uccidendoli), tutti gli avversari tramite il recupero di armi e oggetti sparsi per l’isola, in una corsa contro il tempo.
PERCHE’ HA OTTENUTO COSì TANTO SUCCESSO
– Il livello del gioco è facile
E’ un gioco abbastanza intuitivo e non difficile. Prevede abilità di attenzione e capacità di problem solving e strategia. Inoltre, ogni battaglia ricomincia da capo e ognuno è allo stesso livello, rendendo il gioco sempre imprevedibile e nuovo, per cui in teoria tutti possono provare a vincere. Questo dà speranza ai ragazzi, coinvolgendoli maggiormente.
– Fortnite ha una versione gratis
Nel gioco esiste una versione a pagamento, con possibilità di fare acquisti ma anche una versione gratuita. In entrambe i casi, l’acquisto di armi non determina la vincita della partita. Questo di sicuro è un fattore importante perché rende il gioco paritario fra i vari giocatori che possono confrontarsi sulla base delle loro capacità e della loro costanza e allenamento al gioco.
– Le partite non durano molto
Le partite durano circa mezz’ora, un tempo che consente al ragazzo di mantenere l’attenzione ben focalizzata sulla partita, con la consapevolezza che poi potrà riprovare a vincere una nuova gara.
– I personaggi sono avatar connessi on line da varie parti del mondo
Il gioco prevede partite con altri giocatori on line. Dietro ogni personaggio quindi, c’è un altro ragazzo che sta giocando. In questa prospettiva, chi gioca sa che lo sta facendo con un altro bambino e questo aumenta la competizione e l’adrenalina, nonché la socializzazione in quanto i ragazzi possono comunicare in diretta tramite cuffie. Si possono scegliere giocatori nel mondo, per cui si sviluppa la conoscenza di altre lingue, oppure si può scegliere di giocare tra amici, formando dei gruppi, anche tra adulti.
– Si può giocare da vari dispositivi
Si può giocare a Fortnite in qualsiasi luogo o momento, perché è disponibile anche sullo smartphone o sul tablet, oltre che su diverse consolle e pc.
– Gioco con avatar animati
Fortnite è un gioco violento ma progettato in stile cartone animato, ciò lo rende accessibile anche ai ragazzi. In realtà ha una classificazione PEGI12 , cioè adatto ai ragazzi dai 12 anni in poi.
– Influencer
Fortnite è un gioco lanciato anche su varie piattaforme on line da vari youtuber che sono diventati famosi e che hanno molto seguito nei ragazzi, in quanto tutte le battaglie possono essere registrare e postate su vari social, dando consigli su strategie e info sul gioco che i ragazzi possono guardare anche se sono offline.
MA QUALI SONO I RISCHI LEGATI AD UN USO IMPROPRIO DI QUESTO VIDEOGIOCO?
Fortnite è un gioco molto avvincente, che prevede anche uno scambio comunicativo tra le persone on line e si basa sulla ripetitività, sulla condivisione e sulla strategia. Queste caratteristiche, lo rendono molto accattivante per i ragazzi che continuano a seguire le avventure e le partite degli influencer e di youtuber anche quando non sono davanti la consolle.
Quando i genitori iniziano a rendersi conto che la passione per il videogame sta diventando troppo evidente al punto di coinvolgere il bambino in ogni momento libero della giornata, allora è il caso di intervenire. In realtà, in adolescenza è normale che i ragazzi mostrino delle passioni, il problema si instaura quando queste passioni diventano eccessive o totalizzanti.
Non bisogna di certo privare il ragazzo di giocare, ma di sicuro bisogna prevenire delle possibili dipendenze o esagerazioni.
Di fatto, recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha identificato la dipendenza dai videogames come una vera e propria patologia mentale (il gaming disorder), per cui bisogna stare attenti a tutti quei campanelli di allarme che possono far prevedere un eccessivo coinvolgimento del ragazzo verso il gioco. Si può parlare di dipendenza da gioco infatti, quando si verificano “una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita della persona”.
Recentemente, Palaus e collaboratori, hanno approfondito l’effetto dei videogames sul nostro cervello e sul nostro comportamento.
Secondo gli autori, “l’uso di videogiochi influenza il nostro cervello, con miglioramenti in diversi tipi di attenzione, come ad esempio nell’attenzione selettiva. In particolare, sembrerebbe che le regioni del cervello coinvolte nell’attenzione lavorano in modo più efficace nei giocatori di videogames e richiedono una minore quota di attivazione per sostenere l’attenzione nei compiti impegnativi. Ci sono anche evidenze secondo cui ivideogiochi possono aumentare la dimensione e l’efficienza delle regioni del cervello implicate nelle competenze visuospaziali. Ad esempio, l’ippocampo destro si è dimostrato più ampio in giocatori di videogames”.
Tuttavia dalle ricerche emerge anche che i videogiochi possono portare a forme di dipendenza. In tal senso i ricercatori hanno riscontrato dei cambiamenti funzionali e strutturali nel sistema di ricompensa neurale nei soggetti dipendenti dal gioco. Questi cambiamenti cerebrali sono fondamentalmente uguali a quelli osservati in altri disturbi da dipendenza.
COME PREVENIRE
L’adolescenza è un periodo molto importante per la formazione del carattere e della personalità individuale. Aspetti come lo sviluppo cognitivo, la conoscenza delle proprie capacità, il confronto con il gruppo dei pari e anche la competizione, sono determinanti e devono essere vissuti.
Purtroppo in una società tecnologica e caotica come quella attuale, sono sempre di meno i luoghi in cui i ragazzi possono incontrarsi per questi scambi, per cui spesso queste competenze, vengono virtualizzate o con i giochi o con i social.
La realtà virtuale quindi, diventa il nuovo spazio di incontro degli adolescenti.
Prima le “battaglie” venivano vissute in piazza o nelle strade. Si giocava a “guardia e ladri”, “a giochi di ruolo tra bande” o a giochi da “tavolo”. Oggi questo spesso non è possibile eppure i ragazzi hanno le stesse esigenze di confronto e sviluppo.
E’ vero anche che i genitori spesso sono presi dal lavoro e impegni vari e a volte non hanno il tempo o il modo di poter dedicare uno spazio di ascolto e condivisione ai loro bambini.
COSA POSSONO FARE I GENITORI?
-Trovare delle giuste alternative
Inanzitutto, è fondamentale che mamma e papà capiscano perché il loro figlio sta giocando a Fortnite (o a qualunque altro gioco). Bisogna chiedersi se ha delle alternative nella giornata, se ha bisogno di comunicare con i suoi amici, se ha bisogno di rilassarsi e non sa come fare. Dirgli di smettere di giocare, non servirà, perché attiverà solamente un conflitto e la voglia di continuare a giocare.
Per prima cosa si potrebbero fornire al bambino delle alternative reali e concrete, magari in associazione con altri genitori, come ad esempio, creare altri spazi di gioco nel mondo reale dove il ragazzo può sperimentare gli stessi elementi di crescita che esercita nel videogame (organizzare partite al parco o in casa ecc.)
– Definire insieme delle regole
Nella gestione della vita familiare può essere utile coinvolgere il bambino a scegliere il tempo di gioco. Si potrebbe cercare di trovare insieme un compromesso: stabilire il numero di partite, un tempo massimo e i luoghi e momenti in cui può farlo. Bisognerebbe anche dare il buon esempio; se anche alcuni genitori giocano, si potrebbe dare al bambino un buon modello di gestione del gioco e non restare anche noi molto tempo davanti la consolle oppure on line.
– Rispettare i tempi del gioco
Una volta stabilite delle regole e aver trovato dei compromessi con il bambino, cercate di rispettare i suoi bisogni ed evitare conflitti. Ditegli di smettere quando finisce la partita senza interrompere bruscamente la gara o spegnere la consolle.
Montessori docet:
“Questo è il nostro obbligo nei confronti del bambino: dargli un raggio di luce, e fargli seguire il nostro cammino”
Se anche tu hai difficoltà a gestire le attività di gioco del tuo bambino, posso aiutarti a capire come puoi intervenire.