Disturbo d’ansia nell’infanzia: cosa fare?

“Mamma ho paura, perché mi preoccupo così tanto?”

Se noti che il tuo bambino ha delle difficoltà di gestione delle proprie emozioni, leggere questo post, può esserti di aiuto.

L’ansia nei bambini è un disturbo molto frequente e non di rado è necessario richiedere un trattamento.

Quando si soffre di ansia, si innescano una serie di sensazioni psicologiche e fisiche, che a volte sono di difficile comprensione.

Un genitore che si trova a dover affrontare eccessive preoccupazioni del proprio figlio, può inizialmente considerarle come parte del normale processo di crescita tuttavia, quando questo stato di ansia permane nel tempo, la prima cosa da fare è cercare di rassicurare il proprio bambino e spiegargli che cos’è questa emozione, come nasce e a cosa serve. Le immagini e le vignette come quelle presenti in calce a questo articolo (tratte da GoZen), potrebbero essere di aiuto.

I bambini vogliono essere protetti e, riconoscere come e perché il cervello e il corpo reagiscono con il segnale d’allarme, è il primo passo per aiutare tuo figlio ad alleviare questo stato d’animo.

Ma quali sono questi pensieri?

La maggior parte dei bambini e adolescenti con disturbo d’ansia generalizzata si preoccupano:

Per la salute

“E se prendo freddo e mi ammalo?” “E se mia madre si ammala?”

Per la scuola

“E se il compito di matematica fosse andato male?” “E se dimentico quello che devo dire durante la mia interrogazione?” “E se venissi bocciato?”

Per la propria sicurezza

“E se entrasse un ladro in casa e facesse del male a tutti?”“E se venissi rapito all’uscita della scuola?”

Per le catastrofi

“E se ci fosse un terremoto e la casa venisse distrutta?” “E se ci fosse un’alluvione ed io fossi costretto a lasciare la mia casa?”

Per questioni minori

“E se venissi preso in giro per le mie scarpe?”“E se arrivassi in ritardo a scuola?”

L’ ansia può trovare espressione attraverso il corpo sotto forma di sintomi somatici quali cefalea, vomito, dolori addominali o agli arti, oppure si può osservare una riduzione della capacità di attenzione e la comparsa nel bambino di distrazione, svogliatezza o isolamento e mutismo.

Quale trattamento?

Quando il disturbo permane per almeno sei mesi e causa una compromissione delle attività quotidiane, è necessario rivolgersi ad uno specialista e iniziare un trattamento psicologico, se possibile cognitivo comportamentale.

Nel trattamento psicologico del bambino bisogna focalizzarsi su due fattori principali:

  • cercare di essere più pragmatici possibile, si può usare ad esempio un “quaderno delle emozioni” o lo schema ABC presentato come una tabella da riempire con l’emozione provata e i pensieri corrispondenti;
  • considerare sempre il contesto e l’ambiente di vita del bambino…Non c’è solo un bambino ansioso, spesso c’è una famiglia ansiosa, come sintetizza Ron Rapee.

Il trattamento cognitivo-comportamentale, si svolge secondo un ordine preciso e molto pratico, il cui primo passo è introdurre i bambini (e i genitori) al collegamento tra pensieri e emozioni e al modello sulla natura e sulle cause dell’ansia.

Si introduce poi il meccanismo di ristrutturazione cognitiva ad esempio attraverso lametafora dell’ispettore: ai bambini viene detto che impareranno a fare gli investigatori, che indagheranno sui pensieri che causano le loro paure e che i loro “strumenti del mestiere” saranno delle domande specifiche da utilizzare per contrastare i pensieri dannosi (“Quali sono i fatti?”, “Cosa altro può essere successo invece di quello che sto pensando ora?”, “Cosa è successo in passato di simile?”).

Dopo una prima fase di conoscenza e sviluppo emotivo-cognitivo, sia i bambini sia i genitori, vengono “esposti” alle situazioni temute.

Ad esempio, se il bambino ha paura di fare un errore in un compito a casa, l’esposizione consisterà nel compiere quell’ errore per far vedere al bambino che non è una cosa grave. Dopo le esposizioni, la terapia avrà l’obiettivo di consolidare quanto appreso all’interno dell’intero nucleo familiare o sociale.

Ogni comportamento avuto dal bambino, a casa, a scuola o in terapia e che si avvicina all’obiettivo prefissato, verrà poi premiato con un rinforzo positivo al fine di renderne più probabile la generalizzazione.

Il trattamento prevede l’utilizzo di training e compiti cognitivi specifici, oltre a diverse tecniche di rilassamento tra cui il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica, il training autogeno e il rilassamento per immagini.

Il coinvolgimento dei genitori nella terapia con i bambini è di fondamentale importanza. La terapia prevede periodicamente incontri con i genitori e il nucleo familiare, con l’obiettivo di migliorare le dinamiche familiari e coinvolgere la famiglia nel percorso di ristrutturazione cognitiva.

 

 

Immagini tratte da: www.gozen.com

Biblo:

▪️Rapee, R. M., Wignall, A. (2008). Helping Your Anxious Child: A Step-by-Step Guide for Parents. New Harbinger Publications.

▪️I disturbi d’ansia nel bambino. Istituto A.T. Beck.

Dottoressa Federica Rizza

Dottoressa Federica Rizza

Dott.ssa Federica Rizza, Psicologa-Psicoterapeuta-Specialista in Neuropsicologia. Laureata e Specializzata presso l’Università di Roma La Sapienza, iscritta all’Ordine degli Psicologi del Lazio con n.17264. Ha lavorato per anni presso l’I.R.C.C.S. San Raffaele Roma e l’I.R.C.C.S. Fondazione Santa Lucia per attività clinica con adulti neurologici e in età evolutiva e per attività di ricerca con diverse pubblicazioni scientifiche.

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